I marmi delle Alpi Apuane sono il materiale lapideo più conosciuto al mondo e si suddividono 5 gruppi principali: marmi bianchi, marmi brecciati, marmi grigi e venati, marmi cipollini e marmi storici.
L’inizio dell’escavazione del marmo apuano risale all’epoca romana, anche se alcune tracce lasciano immaginare periodi di interesse etrusco per manufatti funerari. Una delle prime attività di escavazione intensiva risale al I secolo a.C., quando a Roma ci fu un notevole incremento della produzione di marmo estratto nelle cave di fondovalle del carrarese.
Negli anni del 900 tutte le fasi dell’attività estrattiva erano accuratamente programmate e pianificate: il materiale estratto subiva una prima lavorazione direttamente in cava, mentre i detriti di scarto erano adoperati per costruire le case dei cavatori o le vie di lizza, strade di cava per far scendere a valle i blocchi di marmo.
Le tecniche di escavazione sfruttavano le fratture e i difetti del marmo, utilizzando martelli e scalpelli esclusivamente con la forza delle braccia. Venivano eseguiti nella roccia tagli a trincea, che venivano successivamente allargati per mezzo di cunei di ferro o legno continuamente bagnati per far rigonfiare il legno e favorire il distacco del blocco.
Le tecniche di escavazione rimasero artigianali fino all’introduzione dell’esplosivo nel 1800 che, da un lato velocizzò i tempi di lavoro, ma dall’altro creò notevoli danni, producendo un'enorme quantità di detriti e dando così inizio allo sviluppo dei ravaneti (accumuli di materiale lapidei stoccati sui pendii di cava).